WALERIAN BOROWCZYK:
"Vengo da un paese lontano..."
Si potrebbe quasi considerarlo
un movimento quello dei polacchi che, lasciato il paese d'origine (spesso per
la Francia), si sono affermati in campo artistico e cinematografico con risultati
spesso notevoli.
Personalita' quali Polanski, Topor, Zulawski sono accomunate, pur nella differenza dei campi di interesse, da uno spirito estroso e genialoide propenso all'umorismo grottesco e da una spiccata attenzione (professionale e a volte anche privata) verso gli aspetti piu' bizzarri dell'erotismo.
Non sfugge a questo schema il cracoviano Walerian Borowczyk il quale, a differenza del suo celebre concittadino "venuto da un paese lontano" che dell'ossessione sessuale ha fatto il vessillo di una crociata terroristica, ha realizzato nel corso degli anni '70 una serie di efficaci pellicole che celebrano, con immagini eleganti e sornionamente "retrò" le gioie della lussuria sfrenata contrapposte alla meschinita' delle buone maniere di facciata e della continenza forzata clericale.
Grazie a l'Espresso, che a prezzo veramente economico ha riproposto alcuni titoli da tempo scomparsi in videoteca, e' possibile rivedere ora i film piu' celebri e (all'epoca) controversi di Borowczyk e fare qualche piccola considerazione a posteriori.
Ripensandoci ora balza agli occhi evidente il fatto che il successo repentino
de LA BESTIA e dei RACCONTI IMMORALI fu decretato dal pubblico sbagliato. Erano
anni quelli in cui pochi minuti di sequenze di nudo richiamavano torme di spettatori
arrapati incuranti di regia, interpreti e tutto il resto. L'hardcore, quello vero
come in Svezia stava per arrivare anche qui e i distributori
lucravano sulle attese approntando campagne promozionali incentrate su pochi metri
di pellicola spesso malamente illuminata.
E quando LA BESTIA arrivo' nelle sale, massacrato dai tagli censori e tuttavia ancora vitale e "scandaloso", rimase nella memoria di quelli che pagano il biglietto, grazie anche ad un astuto battage, come il film "con la scena della rosa" in barba alle attestazioni di stima della critica europea che saluto' Borowczyk come "Bunuel dell'est" e "Pasolini etero".
Stessa sorte (anzi, peggiore) tocco' a STORIA DI UN PECCATO, uscito in Italia all'indomani del successo de LA BESTIA benche' precedente ad esso: i distributori (ancora loro!) pensarono bene di puntare di nuovo sugli "spettatori con l'impermeabile" e, trovato il nuovo film eroticamente piu' insipido del precedente, decisero di insaporirlo con l'aggiunta di una sequenza, realizzata da ignoti, ricalcata pari pari da quella ormai famosa della rosa. E fecero anche un bel lavoro dato che persino Moravia incappo' in un colossale granchio incentrando la sua recensione per l'Espresso proprio sulla scena apocrifa.
I RACCONTI IMMORALI fece conoscere Borowczyk nel nostro paese. Ai quattro episodi ambientati in diversi momenti storici che formano il film ne fu aggiunto, bonus esclusivo per l'italico pubblico, un quinto di raccordo: una sorta di storia del gadget erotico d'epoca che nulla aggiunge e nulla toglie alla sostanza dell'opera.
Tra le vicende narrate spicca quella della contessa sanguinaria Elisabeth Bathory, interpretata dalla debuttante di lusso Paloma Picasso, figlia di tanto padre. La forte carica sensuale di Paloma e la naturalezza nell'affrontare situazioni quantomeno imbarazzanti spingono a fantasticare, rivedendo questo film, su quanto avrebbe potuto essere brillante la sua carriera di attrice, interrotta subito dopo questo exploit per piu' proficue mansioni manageriali.
Purtroppo nella serie di cassette dell'Espresso non compare l'interessante e poco
visto IL MARGINE, con Joe Dalessandro e Sylvia Kristel, e la rassegna dedicata
a Borowczyk si conclude con INTERNO DI
UN CONVENTO, opera interlocutoria che nonostante la splendida fotografia di Tovoli
e alcuni momenti particolarmente surreali e dissacranti mostra i primi segni di
cedimento dell'ispirazione del regista. Gia' con IL MARGINE molti spettatori avevano
dato forfait, preferendogli probabilmente i piu' "sostanziosi" Lasse Braun e Jean
Francois Davy, cosi' dopo quest'opera, ignorato dai cineforum e snobbato dai voyeurs,
Borowczyk ha continuato la sua carriera in un grigiore di film in film sempre
piu' uniforme, confezionando prodotti piatti ed artificiosi che poco hanno in
comune con quelli che gli diedero fama.
Sarebbe bello pero' che una riproposizione cosi' massiccia delle sue opere piu' riuscite gli facesse scattare l'interruttore giusto per ritrovare la forma migliore...
- La Bestia
- La rosa
- Le bestie
- Interno di un Convento
- Esescizi spirituali
- Non c'e' rosa senza spina
- Il nascondiglio
- I Racconti Immorali
- Paloma (1)
- Paloma (2)
- Paloma (3)
- Paloma (4)
- Il Margine
- Sylvia Kristel
- Sylvia Kristel e Joe Dalessandro
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