FOTOROMASOCH
Apprendendo dalla stampa
le recenti meste esternazioni di Laura Antonaz ("Laura Antonelli non esiste piu'...")
a fare da malinconica coda a una serie di pesanti traversie giudiziarie ed umane
non si puo' non provare un moto di comprensione e di solidarieta' per un cosi'
profondo travaglio fisico e psichico. Non e' pero' possibile con poche definitive
ancorche' commoventi affermazioni cancellare i chilometri e chilometri di pellicola
che, nel corso degli anni '70 specialmente, hanno forgiato nell'immaginario di
un'intera generazione di spettatori un ideale erotico femminile che sfiora l'archetipo.
Cosi', a rischio di scontentare la signora Antonaz, Capitan Trash ha deciso di ricordare Laura Antonelli attrice con affetto e profonda stima proponendo un poco noto ma interessante film che la vede protagonista agli inizi della carriera.
LE MALIZIE DI VENERE (1975) di Massimo Dallamano ha avuto vita difficile: girato nel 1969 per il mercato tedesco col titolo di VENERE IN PELLICCIA, ha trovato la via delle sale italiane solo nel 1975. La feroce censura del tempo non ha avuto pieta' ed ha concesso il Nulla Osta solo dopo numerosi ricorsi e un'amputazione di quasi 30 minuti che, reintegrati con pedanti scene processuali girate successivamente per raggiungere un minutaggio accettabile, diluiscono e snaturano la pellicola rendendola un pallido riflesso dell'originale.
Nonostante cio' l'indubbia perizia di Dallamano (compianto eroe del "B" italiano
che qui si firma Max Dillmann) e la presenza di una giovanissima e insolitamente
bionda Laura Antonelli rendono il film
tuttora degno di attenzione.
La storia e' presa a prestito dal celebre romanzo "proibito" VENERE IN PELLICCIA di Leopold Masoch e, trasposta all'oggi degli anni '60, narra del rapporto di sudditanza psichica e sessuale che lega un ricco e annoiato nullafacente all'amante ninfomane e dominatrice.
Trattandosi di cinema dichiaratamente popolare le motivazioni psicologiche dei personaggi vengono disinvoltamente scavalcate per lasciar spazio agli aspetti piu' plateali della relazione masochistica con frustini, catene e gioghi in bella evidenza, senza trascurare la tradizionale cavalcata del sottomesso schiavo a quattro zampe.
Il regista tratta la perversa e drammatica storia d'amore con i tempi ed i modi del giallo argentiano, creando un curioso stridore (piacevolmente trash) tra le inquadrature vorticose ed elaborate e i dialoghi penosi di una sceneggiatura degna dei fotoromanzi piu' beceri.
La EDEN EDIZIONI, vera e propria Primula Rossa dell'Home Video non si smentisce nemmeno stavolta bruciando l'uscita di questo LE MALIZIE DI VENERE con un'unica fugace apparizione nelle edicole; piuttosto irritante e' inoltre il tentativo di spacciare questo film per il ben piu' noto MALIZIA utilizzando una foto tratta da quest'ultimo per la copertina ed evidenziando fuor di misura la parola MALIZIE rispetto al resto del titolo.
Un'ultima notazione: forse per prevenire l'italica tendenza ad innervosirsi e a pasticciare con gli elettrodomestici, la EDEN EDIZIONI ha ritenuto opportuno riportare la seguente avvertenza sul retro della confezione: "Per una migliore visione della videocassetta e' consigliabile agire sul comando del videoregistratore".
Che si riferisca al misteriosissimo comando PLAY?
- Le Malizie di Venere:
- Uno
- Due
- Tre
- Quattro
- Cinque
- Sei
- Sette
- Ciak!
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