COLPO IN CANNA (1974)
Non provo particolare simpatia per la commedia
comica italiana e continuo a ridere poco, nonostante le sperticate lodi di certa
stampa fanzinara e il ripescaggio modaiolo operato da alcune reti televisive,
delle penose prodezze di un Pierino o di un Monnezza.
Non mi interessa entrare nell'ormai stanca querelle di cosa e' o
non e' Trash, ma trovo infinitamente piu' interessanti le
temerarie acrobazie di cineasti eroici per non sforare da budget
da elemosina o i "messaggi sociali" inviati sull'onda
di tette e culi frementi piuttosto che quelle fiacche sequele di
rictus da alcaloidi.
Comunque e' innegabile che questa cinematografia abbia estimatori
e, sollecitato anche da messaggi di affezionati lettori, ho
deciso di dare il mio contributo presentando questo COLPO IN
CANNA (1974 -Capitol International Video-) di Fernando Di Leo.
Film un po' atipico nella produzione di Di Leo, specializzato in
polizieschi a sfondo sociale con qualche digressione nel
thriller, COLPO IN CANNA si distacca per la verita' anche dalle
tradizionali commedie comiche per la dose (a volte eccessiva) di
autoironia con cui e' messo in scena.
Il regista pare essersi divertito parecchio a smontare, rigirare
e parodiare tutti i moduli tipici del film d'azione (nei titoli
di testa compare la dicitura Divertimento in due Tempi)
partendo dalla situazione classica della rivalita' tra bande per
il controllo del racket e aggiungendo a poco a poco astute
bellone, doppiogiochisti, doppio-doppiogiochisti, poliziotti
tonti (un classico), inseguimenti e scazzottate a ritmo di
vaudeville fino a comporre una trama dalla complessita'
insostenibile.
Il tono volutamente fumettistico e stilizzato induce a sorvolare
sulle frequenti falle di sceneggiatura, specialmente quando e' di
scena Ursula Andress che, al massimo della forma, domina
totalmente la scena con la sua presenza fiammeggiante, distraendo
spesso e volentieri lo spettatore dall'intreccio della storia.
Accompagnano la Andress in questa sarabanda un quasi esordiente
Lino Banfi, col cranio ancora ornato da una peluria fine fine,
quasi trasparente, Isabella Biagini biondona scafata e Marc Porel
in quel ruolo di duro buono che sarebbe stato perfetto per Fabio
Testi.
Ma e' Maurizio Arena a guadagnarsi tutta la mia (postuma)
simpatia col personaggio del prete donnaiolo e corrotto che
ridicolizza, con un physique ormai non piu' du rôle,
il suo stereotipo popolare di latin lover costruito in anni di
onesto attorato.
Di COLPO IN CANNA ho a disposizione soltanto alcune immagini
della Andress che d'altronde e' l'unico elemento che richieda
tassativamente d'esser visto. Il resto e' sufficiente
raccontarlo...
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