Prendete un fotoromanzo
Sogno e un opuscolo turistico sulle isole Seychelles,
strappate con cura le pagine del depliant e inseritele ad una ad una tra quelle
della rivista: sfogliando l'ibrido cosi' ottenuto avrete un'idea abbastanza
precisa di quello che puo' riservare la visione di La Ragazza Dalla
Pelle di Luna.
Diretto da Luigi Scattini, gia' in precedenza artefice
di perle Trash quali Svezia, Inferno e Paradiso e lo strabiliante Angeli Bianchi, Angeli Neri,
questo film si inserisce nel filone
"esotico-psicologico" inaugurato qualche anno addietro
da Ugo Liberatore con Bora Bora.
La trama, praticamente la stessa per tutti i film del genere,
narra di un'agiata e annoiata coppia di professionisti che tenta
di rappezzare con una vacanza da sogno alle Seychelles le
inevitabili falle che lo scorrere del tempo e il logorio del
successo producono nel matrimonio. Naturalmente l'incanto dei
luoghi e la sensualita' naïf dei nativi nulla potranno contro le
barriere psicologiche generate dall'alienante menage della
coppia, e l'edificante parabola si conclude regalando agli
sbollettati spettatori l'amara soddisfazione di scoprire che
"anche i ricchi piangono".
Ugo Pagliai, sogno proibito di tutte le massaie negli anni '70,
e' qui impegnato allo spasimo nel costruire un monumento alla sua
icona di latin-lover romantico e ragionevole dando vita al
personaggio del marito in crisi. Ogni primo piano si conclude
immancabilmente con una zoomata su quei magnetici occhi azzurri
dallo sguardo cosi' acuminato che ci si potrebbe infilzare
un'intera collezione di coleotteri.
L'ancor prestante Beba Loncar, nel ruolo della
consorte, e' costantemente relegata a un lato dello schermo dall'ingombrante
presenza del bell'Ugo che, col capello sempre perfettamente cotonato anche dopo
un tuffo in mare e l'inesauribile guardaroba di camicine attillate le ruba continuamente
la scena e l'attenzione di truccatori e costumisti, costringendola a trascorrere
l'intera vacanza con lo stesso liso paio di calzoni.
Ma il vero asso nella manica, la star morale della pellicola e'
Zeudi Araya qui alla sua prima abbagliante apparizione. Oscure
sono le ragioni dell'appellativo affibbiatole da Pagliai nel
corso del film (Ragazza Dalla Pelle Di Luna,
appunto), non presentando la Araya una pelle particolarmente
chiara ne' evidenti crateri sulla stessa, ma lampante risulta il
fiuto del regista Scattini nell'individuare e proporre una
presenza fisica affascinante e sensualissima, ripagata da un
immediato successo di pubblico.
Il cast e' completato dal bravo e purtroppo spesso sottovalutato
Giacomo (padre di Kim) Rossi Stuart, qui anche impegnato come
aiuto regista, nel ruolo breve ma intenso di uno scrittore
fallito che allaccia una insoddisfacente relazione con la Loncar.
Spicca nella costante melensaggine della vicenda una cruentissima
sequenza degna dei piu' truci mondo movies
in cui Pagliai e Stuart, in preda a sotterranea rivalita', si
dilettano sadicamente a massacrare pescecani a colpi d'arpione.
Una tiratina d'orecchi infine alla costumista che con infelici
drappeggi sembra averle tentate tutte per rendere goffa e
straripante Zeudi Araya nelle poche scene in cui compare vestita.
La Ragazza Dalla Pelle Di Luna usci' anni fa in
videocassetta per l'ormai defunta PAC, ed e' stata rieditata in
tempi piu' recenti da Center Video; in quest'ultima edizione e'
reperibile con relativa facilita' nei "mercatoni" a
prezzo irrisorio.
Da gustare armati di Piña Colada nelle
afose sere in citta'.
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