SINGAPORE
SLING (1990)
|
Capita (e' raro ma capita) di ritrovarsi abbagliati,
spiazzati, senza parole in seguito alla visione di un film cui
fino a poche ore prima risultava noioso solo il pensiero di
presenziare.
Questa sorta di Coup de Foudre
cinematografico produce di solito effetti rilevanti, creando
nello spettatore nuovi punti fermi, nuove pietre di paragone
nella scala dei gusti e delle preferenze.
Una tale illuminazione laica mi colse dopo aver assistito, tra
gli altri, a El Topo, a Possession,
a Velluto Blu e ultimamente il lampo e' scoccato
di fronte a questo Singapore Sling diretto da
Nikos Nikolaidis.
Difficile raccontare di Singapore Sling
senza ricorrere a paragoni eppure, contrariamente alla stragrande maggioranza
delle produzioni correnti fastidiosamente afflitte da un invadente quanto sterile
citazionismo, quest'opera poggia su precedenti illustri e riconoscibili soltanto
per spiccare uno spettacolare salto e vivere di vita propria.
Gia' la raffinata fotografia in bianco-nero ricca di grigi, la
musica, la voce narrante fuori campo richiamano le atmosfere
tipiche dei noir americani anni '40 cosi' come l'impianto
generale della vicenda, gravitante attorno ad un detective
privato che, ubriaco e malconcio, si ritrova in balìa di due
misteriose donne da anni volontariamente auto-recluse in una
lussuosa villa.
Il film entra quindi decisamente in area Polanski-Waters
soffermandosi minuziosamente sulle formidabili patologie
psichiche delle due aguzzine (le bravissime e sconosciute
Meredyth Herold e Michèle Valley) che, di perversione in
perversione, di delirio in delirio riversano pulsioni ed
ossessioni sul malcapitato investigatore (Panos Thanassoulis) in
una cerimonia sempre piu' crudele fino alla sorprendente
conclusione.
Alcune virtuosistiche sequenze in cui le protagoniste
comunicano tra loro in un linguaggio schizoide fatto di mugolii, di sogghigni,
di azioni interrotte a meta' fa sorgere piu' di un dubbio sull'effettiva sanita'
mentale delle attrici, e qualche dubbio nasce pure riguardo al regista Nikolaidis,
autore qui anche della sceneggiatura, che da oltre vent'anni gode in Grecia
fama di maudit. La trama e' perfetta come una formula
matematica, di quella perfezione maniacale cui solo un cervello realmente disturbato
puo' farsi carico: i dettagli piu' insignificanti diventano teoremi assoluti
e la realta' stessa vacilla nello spietato gioco delle parti che intercorre
tra i personaggi.
Peccato che la reperibilita' e la fruizione di questo film
risultino parecchio difficili. Pare che soltanto in Grecia e in
U.S.A. la pellicola abbia avuto regolare distribuzione; di
homevideo non se ne parla e la copia in cassetta che ho avuto
occasione di visionare, fortunosamente registrata da un canale
via satellite, e' curiosamente recitata in greco e in inglese.
Per maggiori informazioni sul regista, sugli altri film realizzati e, naturalmente, su Singapore Sling potete visitare il sito Nikos Nikolaidis Films and Books.
Se qualche illuminato distributore fosse' interessato ad un contatto diretto con Nikolaidis (cosa che vivamente auspico nell'interesse innanzi tutto del cinema piu' autentico) puo' scrivermi al solito indirizzo (captrash@pianeta.it) per avere il recapito ateniese del regista, che desidero qui ringraziare per il materiale, i chiarimenti e la traduzione gentilmente forniti.
Foto dal film:
|