LA ORCA/OEDIPUS ORCA di Eriprando Visconti

Interessante pendant sul sequestro di persona e sui risvolti psicologici ad esso connessi, l'accoppiata LA ORCA / OEDIPUS ORCA genero' un certo clamore negli anni 1976/77 per via dell'attualita' del tema (che ancor oggi purtroppo permane) e dell'audacia di alcune situazioni erotiche che, nonostante evidenti tagli, mantengono tuttora una notevole carica.
Al grosso successo di pubblico, accompagnato da commenti moderatamente favorevoli da parte della critica, contribuirono forse anche la quasi omonimia con uno dei piu' importanti casi letterari del momento (il libro Orcynus Orca, tra l'altro citato nel film) e l'altisonante cognome del regista, nipote del monumento al cinema Luchino.
Gia' la colonna sonora di Federico Monti Arduini (che con lo pseudonimo di Guardiano del Faro fu responsabile di innumerevoli gravidanze adolescenziali, complici le mielose note del suo hit Il Gabbiano Infelice) predispone benevolmente alla visione de LA ORCA, che decolla con le cadenze frenetiche di un buon giallo all'italiana per tutta la preparazione e la messa in atto del rapimento, per poi adagiarsi su un ritmo lento, teatrale, nel descrivere la prigionia della giovane Alice e il suo conflittuale rapporto col carceriere Michele.
Ottima performance della tedeschina Rena Niehaus (scoperta e lanciata l'anno precedente dal regista
Giampaolo Lomi nel suo I Baroni) che, nei panni di Alice, e' prima vittima indifesa e in seguito carnefice implacabile del suo sequestratore, interpretato da un giovane Michele Placido che sovente sfiora il ridicolo nel tentativo di caratterizzare il personaggio e renderne umanamente accettabili le motivazioni tifando Juventus, leggendo Diabolik e lanciandosi in populistiche divagazioni sul ruolo dei ricchi e dei poveri nella societa'.
Il gioco delle parti tra i due procede tra momenti di tenerezza e sfuriate improvvise, tra pomiciamenti quasi hard e imbarazzanti evacuazioni "assistite" fino al drammatico finale maldestramente rovinato dall'evidentissimo squib delle dimensioni di un panino che, goffamente celato da una sottile maglietta, deflagra sul dorso di Placido in concomitanza col colpo di pistola esplosogli dalla Niehaus.
Bravo come al solito Flavio Bucci con quella sua aria da corvo nella parte del bandito che materialmente preleva Alice, mentre il compianto Vittorio Mezzogiorno presta il suo sguardo tagliente all'energico e perspicace commissario.

A pochi mesi di distanza, cavalcando la pubblicita' generata dal dibattito su LA ORCA (e' o non e' pornografia?) conseguente al sequestro del film stesso, arriva sugli schermi, confezionato in fretta e furia, il sequel OEDIPUS ORCA.
Anche se la nuova vicenda riprende circa dieci minuti dopo il termine della precedente, il cast e' leggermente cambiato e la visione consecutiva dei due film regala proprio a causa di cio' qualche momento di surrealismo involontario, come nel caso del commissario che, nel finale de LA ORCA, prende in consegna la Niehaus e sale sull'auto con le fattezze di Vittorio Mezzogiorno per ridiscenderne, nei momenti iniziali di OEDIPUS ORCA, con tutt'altra fisionomia (e' in effetti un altro attore). O come nei frequenti flashback riguardanti i giorni del sequestro dove a materiale riciclato dal film precedente vengono aggiunti nuovi "ricordi" in cui Michele Placido ha un differente taglio di capelli.
OEDIPUS ORCA narra del difficile reinserimento di Alice nella quotidiana vita familiare dopo l'esperienza scioccante del sequestro. Ci vengono presentati i genitori della ragazza (Gabriele Ferzetti e Carmen Scarpitta), il di lei insulsissimo fidanzato Humberto (l'inespressivo Miguel Bose') e l'amico di famiglia Lucio intorno al quale verte la pretestuosa trama del film. Che in due parole e' questa: Alice sospetta di non essere in realta' figlia del padre, che dimostra verso di lei dopo la drammatica esperienza un immotivato distacco... e se il vero papa' fosse l'affascinante Lucio, un tempo segreto amante della mamma? Dopo una notte d'amore con l'uomo (e' stato incesto?) Alice se ne va e Lucio, nell'inseguirla per chiarire la faccenda, resta vittima di un inspiegabile incidente (variante Dario Argento della classica tegola in testa) che chiude la storia con un grande punto interrogativo.
L'ispirazione latita in questo secondo episodio che nonostante la tortuosita' della trama ha dovuto essere rimpinguato con lunghe e sostanzialmente inutili scene (i ricordi della prigionia e la truce gratuita' di alcune sequenze girate in un mattatoio) per raggiungere un metraggio accettabile.
C'e' da ribadire l'impegno con cui Rena Niehaus affronta un personaggio cosi' complesso, supportato dalla rara disinvoltura con cui si immerge nelle situazioni piu' "scabrose".
Occorre inoltre riconoscere al regista Eriprando "Prandino" Visconti un certo coraggio nell'aver intrapreso una strada cinematografica piu' vicina ai Lenzi e ai Di Leo piuttosto che ai grandi maestri italiani pur gravato da un cognome e da una parentela ingombrante con cui molti, piu' o meno consapevolmente, saranno tentati di fare un raffronto.
La riedizione Avo Film/Magnum 3B delle due videocassette (da tempo introvabili nella prima tiratura CVR) sfoggia con rimarchevole malafede in entrambe le copertine un fuorviante e aggressivo Michele Placido proveniente dritto dritto dal serial televisivo La Piovra. Chissa' se qualche ingenuo teledipendente, scambiando un animale marino per l'altro, sara' cascato nel trucco?

 

La Orca Oedipus Orca Rena Niehaus
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