Il Delitto del Diavolo
-Le Regine- (1971)
di Tonino Cervi
Con questo Il Delitto del
Diavolo -Le Regine-, che sfoggia disinvoltamente
due titoli dopo essere passato per Le Streghe
e Dolcemente Atroce nel corso della
lavorazione, andiamo a parare nella zona piu' commerciale e orecchiante
del cinema di protesta. E nonostante cio' (o forse proprio grazie
a cio', se facciamo nostra la teoria di David Byrne che
attribuisce maggior valore alla copia che non all'originale) ci
troviamo di fronte ad un prodotto che regge meglio del suo
collega militante Escalation ad
una visione a trent'anni di distanza.
Il messaggio, comune ad entrambi, del sistema che
integra (e in questo caso uccide) chi si oppone ad esso assume
oggi un senso molto relativo in una societa' priva di valori
assoluti, in cui il buono e il cattivo presentano confini incerti
e in cui chi e' apparentemente al di fuori delle regole, chi trasgredisce
e' in molti casi pedina inconsapevole di lucrose operazioni di
marketing.
Molto piu' interessante agli occhi di fine millennio risulta
essere il look di questa pellicola che, contrariamente all'opera
di Faenza, ci presenta personaggi poco definiti psicologicamente
ma riccamente agghindati con futuristici capi d'abbigliamento,
parrucche colorate ed elaboratissimi make-up.
Il Delitto del Diavolo -Le Regine- narra, sotto
forma di fiaba moderna, la vicenda di David, hippie motociclista
vagabondo (impersonato da un giovane Ray Lovelock che somiglia in
modo impressionante a Brad Pitt) che viene indotto dal Diavolo in
persona, incontrato casualmente per strada sotto le sembianze di
un ricco uomo d'affari (che metafora eh?!?), a credersi colpevole
di un omicidio e a cercare rifugio presso una misteriosa dimora
sul lago abitata da tre bellissime streghe-hippy le quali,
istruite dal Diavolo stesso, porteranno David a rinnegare i suoi
ideali di liberta' e di amore universale, facendolo quindi
letteralmente a pezzi in un finale dai toni splatter
particolarmente marcati per l'epoca.
Esemplare il sermone conclusivo del
Diavolo che chiarisce anche agli spettatori piu' refrattari a
simbologie e sottintesi quanto sia pericolosa per lui questa
nuova razza (gli hippies) talmente pura e sincera da essere
incapace di peccare e, conseguentemente, destinata al Paradiso.
Notevole l'impegno di Lovelock che, oltre a tratteggiare un
personaggio tutto sommato gradevole, ha composto ed eseguito le
due ballate che accompagnano i momenti piu' intensi della
pellicola.
Nei panni delle streghe tre facce note (e belle) del giallo e, in
generale, del b-movie italiano dell'epoca: Evelyn Stuart, Silvia
Monti e la sbarazzina Haydee Politoff.
Il film usci' in videocassetta nel 1986 per la Magnum 3B ed e' ancor oggi reperibile con un pizzico di fortuna.
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