KLAUS KINSKI
Saro'
forse fissato, pero' continuo a pensare che non sia successo per
caso che un nome ingombrante e difficile come Niklaus
Nakszynski sia stato -per esigenze cinematografiche, certo-
accorciato e rimodellato proprio in Klaus Kinski. C'e' una
somiglianza alquanto sospetta tra Kinski e kinky
(vizioso, in inglese), almeno tanta quanta ne esiste
nell'assonanza tra Lou Reed e l'aggettivo lurid, per non
ritenere in qualche modo voluta e compiaciuta una simile
omofonia.
E di questa kinkyness, di questa depravazione perseguita
e sbandierata nella vita privata Klaus Kinski ha fatto un
piedistallo su cui edificare, film dopo film, il suo personaggio
cinematografico sempre immediatamente riconoscibile pur nella
sterminata quantita' di ruoli da lui ricoperti.
Nella sua autobiografia Kinski Uncut
(pubblicata in Inghilterra da Bloomsbury) uscita postuma e
purtroppo inedita in Italia, l'attore si ritrae a tinte fosche e
pesantemente sarcastiche snocciolando senza esitazione i
particolari piu' imbarazzanti di avventure etero ed omosessuali,
prendendo a male parole i nomi piu' in vista del mondo
cinematografico e giornalistico e riducendo la sua carriera -in
fondo piu' che rispettabile- ad una forma privilegiata di
prostituzione.
C'e' da credergli? Senza dubbio, se si presta fede alle
testimonianze dei tanti che, nel corso della lavorazione dei
film, hanno assistito alle intemperanze e agli accessi acuti di
egocentrismo di Kinski. Anche un esame attento della filmografia,
ricca di opere non propriamente eccelse, puo' in fondo confortare
la tesi mercenaria della sua attivita' artistica. Ma il modo
profondamente letterario, quasi sadiano, in cui Kinski indulge
nella descrizione di orge e combinazioni sessuali al limite del
fattibile, unito alla cronaca di un'infanzia trascorsa in estrema
poverta', di una guerra combattuta per diventare uomo,
di un lungo ricovero in clinica psichiatrica possono
presentarcelo sotto una luce diversa, piu' umana, forse piu'
fragile.
LA BESTIA UCCIDE A
SANGUE FREDDO
(1971) di Fernando Di Leo
Nella maggioranza dei
thriller cui ha preso parte, Klaus Kinski ha interpretato ruoli
di assassino, di maniaco, di squilibrato e in ogni caso
-generalmente- di colpevole.
Alcuni registi pero', sfruttando il patrimonio delinquenziale
quasi genetico dell'attore, hanno cercato di utilizzare la
presenza di Kinski nel cast per convogliare su di lui i sospetti
degli ingenui spettatori e sorprenderli quindi nel finale del
film con la rivelazione del vero responsabile dell'usuale catena
di delitti.
La Bestia Uccide a Sangue Freddo fa parte di
quest'ultima categoria. Il film, chiaramente ispirato nel look e
nella trama alle opere di Mario Bava, vede Klaus Kinski nelle
vesti di un medico della clinica psichiatrica Osterman
(bel posto per passarci qualche weekend!!!) lanciare
continuamente torve occhiate a destra e a manca, scomparire e
riapparire all'improvviso e corteggiare ambiguamente la bella di
turno per rivelarsi alla fine -appunto- soltanto un onesto
psichiatra preoccupato per la salute delle sue pazienti....!
La Bestia Uccide a Sangue Freddo, benche'
viziato da una certa lentezza di fondo, presenta diversi
piacevoli momenti di involontaria comicita' uniti a situazioni
spesso decisamente surreali. Come la colonia di pazienti della
clinica, esclusivamente femminile: un drappello di playmates
capitanate da due fuoriclasse del calibro di Margaret Lee e
Rosalba Neri che, pur gravate le incantevoli spalle di pesanti
diagnosi di psicopatia, sgambettano liberamente tra i corridoi e
i saloni del manicomio (un ex castello) riccamente ornati di
antiche spade, mazze, alabarde e strumenti di tortura assortiti.
Attrezzi che naturalmente nessuno si sognera' di rimuovere nemmeno quando un
misterioso assassino mascherato, proprio con quelle armi,
organizzera' uno spietato, sanguinosissimo repulisti tra
le belle ricoverate.
E che dire dei tornei di cricket tra infermiere e pazienti
organizzati per ammazzare la noia, con quelle mazze goffamente
brandite che fanno somigliare le improvvisate atlete ad una
squadra di massaie alle prese con lo spazzolone per i
pavimenti...!
Ma l'apoteosi dell'incredibile ci aspetta a pochi minuti dalla
fine quando l'ispettore di turno architetta uno stratagemma volto
a smascherare l'assassino degno delle migliori trovate del suo
collega Clouseau: la tecnica e' nota come "gettare
l'esca", e funziona discretamente con carpe e branzini
anche se non e' ancora stata sufficientemente testata sui serial
killers.
Beh, non ci crederete ma succede proprio questo: l'ispettore
sceglie una volontaria tra le ricoverate e la piazza
nottetempo su un divano, in una stanza buia discretamente
sorvegliata da poliziotti nascosti nei paraggi. I minuti passano,
la pupa ha tempo di fumarsi un paio di sigarette e -l'avreste
detto?- l'assassino cede all'irresistibile profumo di "donna
sola al buio" ed e' prontamente circondato dai solerti
caramba... Altro che impronte, altro che identikit e D.N.A....
cosi' si catturano i mostri!!!
C'e' da sottolineare che la furia dell'omicida, oltre che
ricadere oltre misura sulle sventurate vittime, sembra aver fatto
scempio anche di questa cassetta edita da Video Ciak, che risulta
notevolmente massacrata soprattutto nei momenti in cui la
tensione erotica si avvia a salire.... ma non preoccupatevi:
potete rifarvi con le foto qui sotto!
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