CAPRICCI (1969)
"Ci sono due parole che non vanno
mai pronunciate
insieme: la parola cinema e la parola italiano". C. Bene, intervista su Cahiers du Cinema n. 213, giugno 1969 |
Vidi per la prima volta CAPRICCI all'inizio degli anni '70, abbinato in un
folle "doppio programma" al TUNNEL SOTTO IL MONDO di Luigi Cozzi,
proprio nel benemerito e indimenticato Cinema Ambra. All'epoca Carmelo Bene era
per me un perfetto sconosciuto e confesso che entrai in sala stimolato -da avido
lettore di fantascienza- da quel Frederik Pohl che faceva capolino
tra i crediti della locandina dell'altro film.
L'esplorazione del talento di Carmelo Bene mi riservera' in seguito altre grosse
sorprese, ma gia' quel primo incontro mi procuro' la grande gioia di scoprire
come anche in Italia operasse un talento visionario capace di reggere a pie'
fermo il confronto con personalita' quali Jodorowsky, Arrabal e Makavejev,
all'epoca al loro apice creativo.
CAPRICCI si compone di due storie legate lontanamente tra loro. Nella prima
-ispirata al dramma elisabettiano "Arden of Feversham"- una bella e
giovane donna, evidentemente affetta da una grave forma di gerontofilia, cerca
di sbarazzarsi del vecchio e cadente marito complottando trame assassine assieme
all'amante, ancor piu' in la' con gli anni del consorte.
Non riesce il tentativo di omicidio mediante l'esposizione del vegliardo agli
effetti debilitanti di un quadro dipinto con colori avvelenati, ne' quello
perseguito mediante abbondantissime libagioni. Avra' successo invece il ricorso
-banale ma sempre efficace- ad una coppia di assassini prezzolati.
A questa vicenda si annoda quella di un poeta (C. Bene) che dopo una violenta
scazzottata col pittore "avvelenatore" vaga, in compagnia di una
prostituta, cercando la morte in una serie di scontri automobilistici
all'interno di un deposito di auto rottamate.
Piu' della trama -a volte a fatica discernibile- e' il vortice delle immagini a inchiodare sulla sedia e a lasciare senza fiato: la ricerca di
un'estetica erotica inquietante nella contrapposizione di corpi sfatti dall'eta'
e procaci forme giovanili, le feroci parodie pubblicitarie, gli enormi baffuti
travestiti piangenti, gli schianti lancinanti delle lamiere contorte, gli
incendi, il cibo, il sangue formano una miscela detonante che, infuocata da
bordate assordanti di Verdi, di Puccini e di vecchie canzoni popolari abbaglia e
lascia spossati.
Carmelo Bene si e' sempre fieramente opposto alle ipotesi critiche di una
supposta "parentela" tra CAPRICCI e WEEKEND di Godard anche se i due
finali possono in qualche modo somigliare, e il personaggio della prostituta che
accompagna Bene nell'"inferno delle automobili" e' interpretato da
Anne Wiazemsky, all'epoca moglie di Godard e titolare del ruolo principale nel
godardiano LA CINESE.
Per questa riflessione su CAPRICCI ho dovuto aggrapparmi alla memoria e a qualche recensione uscita in passato, dato che dalla fine degli anni '70 di questo film si perdono le tracce. Nessuna uscita -nemmeno la piu' fugace a quanto ne so- ne' in Home Video, ne' sulle tv private, ne' su satellite.
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